*La pioggia scorre sul vetro opaco della finestra del piccolo studio improvvisato nel magazzino della caserma con callida costanza e il cielo tinge di cupo il mondo: adesso ogni cosa ha perso il suo colore. E’ il solo momento, questo, in cui riesce a fermarsi un attimo a respirare. Non per quella strana, incomprensibile legge corporea che ti lascia farlo senza accorgertene neanche, ma intensamente, assaporando l’aroma acre della pioggia sul terreno e lungo le mura. Solo quando la frenesia della Fortezza per un istante si placa, bagnata da una temporale che non prevedeva, può rubare un attimo anche per sé. Il vento entra da qualche parte, nella piccola stanza. Muove i fogli che ha sul tavolo, lascia rotolare in terra qualche documento, le agita i capelli intorno al viso. Volano via, insieme agli ultimi istanti anche i suoi pensieri, che vanno a perdersi in un orizzonte lontano, al di là del Tel-Sharath. Tre minuti: il mondo riparte.

Posa di nuovo il pennino sul foglio, osservando il resoconto scritto a fatica e mai firmato da inviare alla signora dei ghiacci del nord; un piccolo obolo per tutto ciò che nei mesi passati il mondo ha sofferto. Che le sue memorie, i frammenti e le pergamene che ha raccolto nel tempo con la precisione tipica dell’etica militare, siano dunque conservate da chi la prossima volta ci sarà, svincolato dall’abbraccio della morte.*


Ingrid e la minaccia del Primo

Premessa:


Di tutte le testimonianze ad oggi rinvenute sulla vicenda del Primo -decine di dichiarazioni, di scritti, di pagine di diario e di documenti più o meno ufficiali- ho potuto ricostruire per grandi linee tutto ciò che avvenne nel passato e ciò che è avvenuto ai giorni nostri, per lasciare ai posteri una deposizione che divenga di fatto parte della storia. Durante questo racconto alcuni di questi frammenti rinvenuti faranno da alfieri alla storia, per darle veridicità e un senso cronologico chiaro al lettore.

Leggenda narra che in un tempo lontano, ormai dimenticato nei secoli, fece la sua comparsa nel mondo un’entità di puro caos conosciuta come “il Primo”. Quest’essere, la cui essenza è per grandi linee ancora ignota, è null’altro che un agglomerato di anime, entità di puro male, governato dalla magia. Nessuno sa per quale ragione sia giunto a noi, per quale verità nascosta esista e quali siano le trame che muovono il suo destino; Ma come una minaccia di morte e pestilenza, sappiamo che il suo compito è di ritornare, ogni 600 anni, libero dalla sua prigionia per seminare terrore e morte per le lande, e sempre sarà compito delle razze di unirsi e lottare per la propria sopravvivenza al fine di imprigionarlo ancora per altri 600 anni; Molto tempo fa, nel periodo conosciuto come il Ter-Red apparve, avvelenando i sogni di colei che per prima credette in lui, e che per seguirlo nella sua folle ascesa martoriò la sua stessa famiglia e gli abitanti del suo villaggio, ascoltandone e seguendone la voce. Ingrid era il suo nome, la donna che per scelta o per cieco assoggettamento si fece riconoscere nei secoli come la sua Sacerdotessa. Gli eventi del Primo durante il Ter-Red, come tutti gli altri ci sono ormai ignoti; ma sappiamo che una Airys di nome Lithoniel, aiutata dal Saggio del Deserto, scoprì –o ideò- un atavico rituale mediante il quale l’entità poteva essere imprigionata e che sacrificò la sua stessa vita per rendere stabile il sigillo e riportare pace alle razze. Da allora il Primo e la sua sacerdotessa Ingrid restarono intrappolati nel vuoto supremo ed ebbero secoli di tempo progettando la loro prossima venuta.

*Una S che pare un serpente firma la premessa*


I


Correva il mese di Apryl quando alcuni avventurieri del Nord, richiamati dalla potenza magica che sentivano pulsare in una grotta nei pressi del loro cammino, si spinsero in essa per scoprire di alcuni cultisti che stavano sacrificando uomini inermi in nome di un credo ignoto. Non sapevano di cosa si trattasse, né immaginavano cosa la loro venuta avrebbe portato nei mesi a venire: i veneranti, come ogni cent’anni facevano, avevano aperto un varco nel sigillo del Primo e stavano eseguendo un antico rituale per dargli in pasto delle anime. La colluttazione che ne seguì, con il sigillo ancora aperto, causò il ritorno dell’Antico Male prima del tempo. Ormai sveglio e libero dalla prigionia, il Primo iniziò a vagare per le terre avvicinando esseri di ogni specie, alla ricerca spasmodica di una nuova sacerdotessa. 

Mi imbattei per la prima volta in lui, che soleva fare la sua comparsa in luoghi oscuri e popolati dalle più aberranti creature non più di dieci giorni dopo, quando un’ombra dalle fattezze di una donna si mostrò nelle tenebre. Aveva il potere di cambiare aspetto e di leggere i ricordi, palesandosi ogni volta come una persona diversa. Il suo tocco era gelido come la morte e la sua voce suadente ed intossicante molte cose mi promise; ma grazie al poco interesse che provano quelli come me alle voci interne, riuscii ad allontanarmi dal posto senza che questo avesse fatto breccia nella mia mente. Molte volte però lo rividi, in ogni passo, in ogni azione, ad ogni ora del giorno e della notte, fino a che qualcosa non lo allontanò dal sud. Così iniziò la storia del Primo, colui che in pochi mesi riuscì a sovvertire l’ordine universale della terra.

***

I giorni si susseguivano, e la presenza del Primo, sebbene ancora fragile ed incorporeo, iniziava a sentirsi in tutte le lande. Di capitale in capitale, numerosissimi furono gli avvistamenti dell’essere dal nord al sud; e fu proprio in questo buio che io L’incontrai. 

Ero di rientro da un cambio di guardia, sostata presso la piazza del regno, quando una tempesta di sabbia come mai se ne videro dopo la grande carestia si abbatté sulla mia città, indomita e selvaggia come l’animo di chi la procurava. Serpi argentee iniziarono a riversarsi sul lastricato dalle mura, stringendo le proprie spire intorno le gambe e le armi dei guerrieri, che tentarono di fermarne l’arrestata abbattendone quante più potevano, per poi scoprire che delle carcasse non restava altro che un cumulo di sabbia. Nessuno di loro, nessuno di noi, poteva sapere cosa le serpi stessero cercando. Un piccolo smeraldo dalla luce inebriante affidatomi dal mistico della torre, -da usare, disse, quando la situazione sarebbe stata davvero difficile- iniziò a pulsare fastidiosamente, desiderando tornare al suo padrone che non ebbe da farsi aspettare. Pochi istanti dopo aver chiuso la mano intorno la pietra ormai incandescente pensando di poterla domare, vidi apparirci davanti quello che seppi poi incarnasse lo spirito delle sabbie, il grande Saggio del Deserto, che in cambio della sua pietra, si offrì di aiutare i popoli dello Sharath a combattere l’ombra che su noi stava calando. Molto mise alla prova il nostro popolo, insieme a quello umano, cercando di sondare da quale la prossima vita sarebbe stata tratta. Ci diede la conoscenza di quello che fu, e quando sparì dissolvendosi nel vento del sud, ebbe da darci un incarico che solo il più rapido di noi avrebbe assolto. Fui dunque scelta per cavalcare nel vento e fare da messo per i paesi per la prima volta, e di giorno e di notte viaggiai per lunghissimi periodi, fino a che tutte le popolazioni fossero state avvertite di cosa quell’ombra realmente fosse. In alcuni luoghi trovai accoglienza; in altri solo diffidenza ed esilio. Ma a tutti la voce dello Sharath venne, per far echeggiare una nuova verità nelle menti delle genti di ogni dove: il Primo era ritornato.


II

*un pezzo di pergamena strappata e macchiata di sangue è posto all’apertura del capitolo*
“Dapprima un vento gelido iniziò a sbuffare, penetrando nelle ossa di ogni abitante del Ducato... le luci si affievolirono, come lucciole in fin di vita, ogni parvenza di calore o bagliore andava via via svanendo. Gli animali furono i primi a percepire l'anomalia presente, scalciando e nitrendo. L’oscurità oramai pareva abbracciare qualsiasi cosa, il sudore sulla pelle del bracciante più stanco era mutato in una lacrima di uno spirito delle nevi da quanto il gelo si insinuava su ogni creatura vivente.”


*segue un altro frammento di pergamena, vergato in diversa scrittura*
Quando riaprii gli occhi intorno a me c’era solo un paese spettrale. Nulla di ciò che ricordavo essere del ducato di Llanowor era ora. Una luce crepuscolare illuminava parzialmente le case, rendendolo ancora più tetro. Sono chiuso qui al buio da giorni che sembrano anni, con me ho solo una piccola, consunta candela. Non so quanto mi resta da vivere. I lamenti spettrali e quella voce, quel coro di voci è qui e non mi abbandona mai. L’oscurità è scesa su di noi e nessuno potrà salvarci. Forse nemmeno Vorannon.


Pochi giorni erano passati da quando attraversai le porte del Ducato, per esserne schernita e poi ricacciata; gli uomini di quella terra non vollero accettare l’aiuto che il mio popolo gli stava offrendo e non ne avrebbero dato, troppo pieni di sé e delle loro potenzialità per riscuotere alleanze. Virai allora verso il Nord, continuando per giorni verso il Ben Morgh, spesso rallentata dal clima e dalle tempeste del posto, dove infine incontrai gli uomini delle nevi e gli immortali di Camaguey. Fu mentre ero al villaggio di Morghoros, seduta nel piccolo rifugio che chiamavano locanda –l’unico posto in cui era acceso un fuoco e ci si poteva ritemprare con del cibo e una coperta- che sentii l’eco di ciò che era avvenuto giorni prima al ducato.
E fu dunque cosi che quando l’ombra giunse, Llanowor cadde: sotto il peso delle sordide richieste e promesse del Primo. Gli uomini assassinarono gli uomini e orde di non morti subito dopo invasero la città. Dalle viscere più profonde della terra si aprirono crepe e orde di caduti armati si alzarono, in un rumore di ossa crepitanti. Le guardie persero il senno, uccidendosi tra loro, a volte scappando; E i pochi abitanti che lo conservarono organizzarono gruppi armati e si misero in salvo. Quelli che restarono, assassinarono e rimasero assassinati, nessun escluso; una follia che lasciò esanime molti uomini, tra cui lo stesso Duca.
Poco dopo seppi che gli eserciti di Phyrexia, allertati dai superstiti, si mossero su Llanowor per blindare la città, richiudendo al suo interno vivi e morti. L’unica misura precauzionale che fu sensato attuare: la città era infatti, da molte ore, ormai perduta.

***

Di tutte le spedizioni che di lì in poi vennero, per accompagnare il Saggio al recupero di strani ed inusuali monili che a sua detta sarebbero serviti alla causa, una ne ricordo in particolare, sopra tutte le altre. Partimmo dal deserto con un drappello scelto e traversammo per giorni il mare e tutto il continente per unirci agli altri due popoli e giungere al luogo dove tutto ebbe inizio. Il compito del mio manipolo era di monitorare che nessuno interferisse alla spedizione e fare appello al Saggio quando le condizioni sarebbero state favorevoli. Le folli cultiste tentarono con ogni mezzo di fermare la nostra avanzata; eppure, durante tutta la nostra avventura, ci sentivamo come richiamati, come attratti verso il covo di colei che aveva dato vita al primo rituale e così fu finché non la trovammo e con tutte le forze di cui disponevamo, l’immobilizzammo . Fino all’ultimo la donna non diede risposte, tentando piuttosto di traviare le nostre menti per assoggettarle ad essa e quando sentii lo smeraldo che portavo al collo farsi incandescente, lasciandomi sulla pelle un marchio di fuoco, allora lo alzai al cielo, conscia che il momento di distruggere la strega era ormai arrivato. Non mi sono mai chiesta cosa sarebbe avvenuto se non l’avessi fatto: un ordine va evaso senza far domande. Ma qualcosa mi disse, nei minuti a venire, che il temporeggiare della strega aveva il solo scopo di accumulare forze ed ucciderci tutti. Ella si sgretolò, come polvere alla luce verde scintillante e dalle sue ceneri fece comparsa il Saggio, ora conscio e padrone delle memorie della strega. Apprendemmo quindi che il Primo aveva scelto la sua prossima sacerdotessa: il suo nome era Nyrei.


III

Da quel giorno, sebbene a lungo la cercai, non ne ebbi più notizie: Nyrei sembrava dissolta nel vento. Nei ghiacci, nelle verdi terre, in ogni villaggio umano e tugurio la cercai, senza averne mai voci. Ne’ juggern, né uomini né airysin sapevano dirmi dove fosse e l’idea della prossima sacerdotessa del Primo a piede libero mi opprimeva. Ma colei che doveva divenire la temuta vestale non ci fece attendere molto per far parlare di sé; non molti giorni dopo la caduta di Llanowor la stessa sorte stava per scagliarsi su Phyrexia. Orde di non morti si alzarono da terra un’ora dopo il tramonto, come lo stesso incubo che ogni notte non indugia ad arrivare. Giungemmo sul posto quando la battaglia era già iniziata da ore, allertati dal grande Saggio. Con tutti gli uomini che riuscii a racimolare partii, per trovare una Phyrexia parzialmente distrutta, disseminata di cadaveri di ogni specie. I corpi dei non morti si ammassavano a quelli di mercanti, militari e popolazione inerme, mentre dalle due porte principali l’assalto continuava senza voler dar cenni di tregua. Ci aprimmo un varco tra le ossa fino a raggiungere il centro della città, dove la nuova Sacerdotessa, la scomparsa Nyrei, si ergeva sulla cupola della cattedrale, parzialmente distrutta, lanciando la città nel Chaos. Le sue vesti erano scarlatte e setose, quasi liquide, come fatte di sangue coagulato; la potenza che mostrava nei singoli gesti era molto maggiore di quella di qualsiasi altro umano. Quando il Saggio apparve tra di noi, serrammo i ranghi a protezione, per permettergli di agire senza interruzione. E fu dopo una faticosa colluttazione magica con la donna, durante la quale credemmo Ild’vor’ot ormai sconfitto, riuscì ad ingannarla e poi colpirla. Gli uomini della capitale invano tentarono di ammansire la donna riportandola al credo in Vorannon, a lei così caro: ella era ormai un’altra, piena di sé ed assoggettata al Primo. Allora il Saggio mi richiamò in disparte: sebbene avremmo volentieri ucciso quella donna che tanto aveva osato contro lo Sharath, ci ordinò di condurla nel deserto. Lì la presa del Primo era ancora flebile, poiché contrastata dal suo potere: così facendo Egli non avrebbe avuto controllo su di lei, e Nyrei sarebbe divenuta una pedina inutilizzabile. Quando fu privata dei suoi poteri e svenne, lo Showor la prese tra le enormi braccia per condurla alla Perla dove, per molti giorni, le feci da guardia personale. Appena giunti alla locanda ed ormai lontana dalla presenza del Primo, la donna si mostrò essere di nuovo la ragazzina sprovveduta quale era. Fu dunque privata dai suoi abiti di sangue, la lavai e le fornii vesti nuove, piantonandola poi di giorno e di notte.

***

Erano ormai diverse lune che facevo da sorvegliante alla piccola Nyrei quando fummo allertati di strani movimenti al campo est dalla Perla. I briganti sembravano riarmarsi, e nel sospetto si fossero alleati al Primo, ebbi ordine di cedere il mio compito ad un’altra donna, che prese il mio posto fuori la stanza della locanda. Con il reparto armato partii per giungere al campo, dove, svolte le operazioni di consuetudine senza riscontrare alcuna anomalia, fummo bloccati da un’insolita tempesta di sabbia. I corpi dei morti iniziarono a fumare, inondando il campo di una puzza nauseabonda e orde di non morti si alzarono dal terreno per colpire la tenda nella quale ci eravamo accampati. A decine si arrampicavano lungo la tela, squarciandola con le loro vecchie spade e ci vollero ore prima che tutto si quietasse e capissimo cosa davvero stava succedendo. Thelgrandar-Keep era sotto attacco; al suo orizzonte nubi nere cariche di morte si scontravano con degli immani vortici di sabbia. Il Saggio stava combattendo per salvare la città, mentre noi eravamo stati allertati di un pericolo inesistente. Ci mettemmo immediatamente al galoppo per raggiungere la Perla, ma appena giunti al massiccio eroso, la nostra strada fu sbarrata da una donna dalle vesti rosse che aveva barricato il passo insieme a centinaia di non morti, per scagliare su di noi alcune magie oscure dalla forza micidiale. Combattemmo a lungo la donna e le sue schiere nell’urgenza di raggiungere il resto delle truppe a Thelgrandar, ma ella era invasa da una potenza sconosciuta, solo quando con una delle mie frecce di luce la donna si destabilizzò e cadde fu sconfitta, solo perché la sabbia stessa la inghiottì, spianandoci la strada verso la fortezza del deserto. Quando giungemmo, le pattuglie falciavano gli ultimi ammassi di ossa rimasti nella città, e nel cercare il Saggio incontrammo invece il Primo, che gettando al suolo un monile di proprietà del vecchio del deserto, lo decretò morto. La città era salva, sebbene centinaia di vittime si contarono quel giorno; Nyrei era rimasta viva e incolume, poiché le guardie alla locanda e la donna che mi sostituì l’avevano protetta fino all’ultimo respiro, sacrificando la loro stessa vita. Il silenzio del cordoglio scese immobile sulla Perla come un incantesimo, protetta e isolata dalle immense mura di sabbia, intenta a conteggiare il numero dei corpi da mandare al fuoco, quando una figura si stagliò tra le sabbie, mostrandosi noi. Il Vecchio Saggio si fece largo scavalcando i corpi dei nostri fratelli e calciando quelli dei risorti. 
"Ho bisogno di parlare con i generali e con il vostro Juggake, la fine si avvicina." mormorò superandoci e sparendo lentamente verso le mura del palazzo Reale. "Preparatevi, Juggern. Presto scenderete di nuovo in guerra, capeggiati dai vostri Generali" 
Il silenzio della notte nella Perla fu allora squarciato da un solo grido di gloria e la volta si nascose dietro le scintillanti armi protese verso il cielo.

***

Pochi giorni dopo, quando ci stavamo ancora riprendendo dal grave attacco subito, qualcosa fu avvistato ai confini del deserto: nubi nere stavano imperversando lentamente in tutto il mondo tentando di sommergerlo ed una donna dalle vesti scarlatte si destreggiava sotto di esse. Alcuni giurarono di sentirle dire: "Io sono la nuova Sacerdotessa, la nuova Nyrei, io sono il volere del Primo, il volere di un Dio!". In quei giorni cose oscure avvennero. Il Primo si palesò in diverse parti del mondo, e la sua figura era sempre meno evanescente e fumosa; uomini e donne di ogni specie venivano attratte da strane voci fuori dalle città, dove in alcune radure sacrificavano i loro stessi figli in pentacoli di sangue. In pochissimi giorni dalla sua prima apparizione, Ingrid, la prima sacerdotessa del Primo era riuscita in ciò che Nyrei non aveva potuto: l’oscurità era calata sulla terra e da ogni parte del mondo le genti tremavano e si assoggettavano al suo cospetto.


IV

Infine il giorno venne. Il giorno in cui tutte le razze si sarebbero unite per fronteggiare Ingrid e la minaccia del Primo. Quando l’ora giunse, il saggio ci portò su una costa bagnata dal mare, dove trovammo già pronti gli eserciti degli uomini e degli airys. Di fronte a noi un’immane costruzione, cupa come la notte, si stagliava contro un cielo coperto di nubi nere. 

*vengono inserite pergamene di differente finitura, scritte con una calligrafia più morbida e fluida*

Trovarsi di nuovo su quell’isola che per tanti anni era stata celata grazie al potere del Vecchio Serpente mi riportò ai ricordi di quasi un mese prima.
Il Saggio del Deserto ci aveva affidato il compito di recuperare un libro che sarebbe stato fondamentale nell’esecuzione del rituale, e solo noi airysin portatori di K’uyn potevamo riuscirci. Allora le nubi non erano cupe e minacciose, la notte era tersa ma priva di stelle, come se quel posto di trovasse in un limbo dove il tempo era stato fermato: all’interno del tempio le candele erano accese ma la cera non si consumava e le piante nei vasi erano come congelati in una innaturale vividità.
Nei riflessi della luce, iniziai a vedere il volto di una airys che non ricordavo ma che mi sembrava familiare, e proseguendo nell’esplorazione di quel posto ricordi sopiti per molti anni iniziarono a riaffiorare, fino a giungere alla grande verità: quella che mi aspettava era una battaglia che già avevo combattuto, alla quale a stento ero sopravvissuta, nella quale avevo perduto un’amica che si era sacrificata per la nostra salvezza, che per 400 anni era rimasta rinchiusa in un limbo assieme al Primo e per tutto quel tempo torturata, ridotta, nel momento in cui la rividi lì davanti a me, ad un fantasma di quello che era, tormentata ma che alla fine ero riuscita a liberare. 
Prima di quella sera, non ricordavo niente di tutto questo poiché il Vecchio Serpente, che anche allora combatté al nostro fianco, decise di sigillare quel luogo in modo che nessuno potesse trovarlo ed i ricordi dei sopravvissuti vennero sostituiti con altri, e quello che fu 400 anni prima venne dimenticato…fino ad ora.

Di nuovo mi ritrovavo tra le grandi pietre sulla costa dell’isola, uomini, airysin e juggern uniti pronti a combattere ancora una volta la stessa minaccia, innanzi a noi le alti mura che circondano il Tempio del Primo ove la battaglia si sarebbe svolta ancora una volta, il cielo cupo e minaccioso sopra di noi.
Richiamata dalla nostra presenza, apparve innanzi a noi la Sacerdotessa Ingrid e dietro di lei iniziò ad avanzare una schiera di nere figure, traditori hyumai ed airysin ora seguaci del Primo e fila di non morti, tutti pronti ad ucciderci; la Sacerdotessa di rosso vestita iniziò a schernirci e minacciarci, cercando di convincerci ad arrenderci e schierarci al suo fianco se volevamo essere risparmiato. Al nostro rifiuto, ella scomparve e come se fosse stato un segnale, quella prima parte di esercito corse verso di noi e la prima battaglia di quella notte ebbe luogo, creature immonde e pericolose vennero evocate per ucciderci, e più erano i caduti, più erano i non morti che si rialzavano per affrontarci.
Con fatica siamo riusciti ad avanzare, il Vecchio Serpente comparve alle porte del Tempio per entrare con noi e guidarci, scendemmo tutti le buie scale, rimanendo uniti, raggiungendo così il sotterraneo. Nel momento stesso in cui Ild’vor’ot fece lievitare il libro all’interno del pentacolo e diede inizio al rituale, tutti gli scheletri dei morti della passata battaglia si animarono contro di noi, i quali ci impegnavamo con la vita stessa a proteggere il Saggio, così che il rituale andasse a buon fine.
Moltissime le perdite, e ancora più erano gli amici che morivano, più i nemici da combattere, con il Primo che aleggiava in mezzo a noi cercando di farci cadere, la sua voce canzonatoria che rimbombava di nuovo nella mia testa, il ricordo di quando 400 anni prima stavo per morire per sua mano, la paura che avevo provato e che ora era divenuta il coraggio che mi guidava in battaglia.
Nell’istante in cui Ild’vor’ot portò a termine il rituale, il Primo venne come risucchiato tra le fiamme verdi del pentagono, ma la sua Sacerdotessa invece riuscì a scappare; nonostante fossimo riusciti ad intrappolarlo, la sua potenza era ancora forte, una presenza angosciante quasi tangibile che ci appesantiva il cuore, e le fiamme che lo intrappolavano presero la forma del suo viso mentre ci malediceva e urlava contro.
Le mura iniziarono a tremare, il Tempio stava per crollare e precipitosamente siamo corsi fuori e tornati tra le pietre, ove un nuovo portale ci avrebbe riportato a casa, salvi.

*il racconto è interrotto e prosegue con grafia pratica e senza alcun ornamento, quasi rudimentale*

Il sole non era ancora sorto oltre le basse dune già visibili all'orizzonte, quando una luce intensa tra il rosa e il viola proiettava al centro della pianura l'ombra dei solitari alberi di khejadi, alti come sei uomini. 
Sembravano sentinelle in allerta tra i cespugli di quest’angolo del deserto, dimora del sole a ponente, a mezz'ora da Thelgrandar-Keep. E lì, seduta sulle panchine di pietra all’ombra del Primo tra i Re io stavo, ascoltando ciò che sarebbe divenuto il capitolo ultimo di quest’antichissima e ricorrente storia. Ciò che noi credemmo fosse la fine, la fine non fu e il sigillo che contavamo chiuso era fragile, perché non suggellato dal prezzo di un’anima. Il Primo sarebbe tornato presto, a calcare le terre e colpire un mondo ancora scosso dagli orrori della precedente lotta; Ingrid sarebbe risorta come sacerdotessa, portando il Primo alla suprema conquista del suo trono. 
Ma gli epiloghi non sempre sono come la logica avverte e questo è il caso in cui, di fronte alla verità dei fatti, bisogna ricredersi. Lontana dal Primo e dal suo malefico influsso, molto cambiò in Ingrid. Cercò e scoprì realtà a noi celate, viaggiò e strinse nuove alleanze allontanandone altre, si unì al Saggio per combattere il Primo e contribuì a rinnovare il Sigillo, concorrendo con la sua potenza a far sì che stavolta restasse stabile. Colei che di tutti era la sua più grande propugnatrice, divenne nemico e colui che da sempre era stato nemico, amico. L’ordine delle cose si invertì e da allora tutto il mondo trovò pace, da quando Ingrid partì dal sud e di lei non si ebbero più tracce.

*i fogli vengono disposti in ordine con cura, l’airys prepara con della chitina di ragno una copertina resistente e con precisione rilega il libro, eseguendo un lavoro certosino; sulla copertina ricama un titolo, “Memorie sulla minaccia del Primo, anno 715” e lo ripone al sicuro, in attesa di essere un giorno esposto nella Biblioteca della nuova Città dei Ghiacci*