Nel 290 la Diaspora dei popoli ebbe inizio. Ognuno di essi, profondamente segnato da qualcosa, seguì la propria indole raggiungendo le terre inesplorate del mondo. 

Gli Airysin per la loro naturale predisposizione al freddo presero la via delle terre settentrionali, raggiungendo l’estremo nord del mondo alle pendici del monte Quyn e stanziarono la loro civiltà in quella che fu Camaguey divenendo nei secoli a venire pallidi ed eterei.

I Juggern decisero di allontanarsi il più possibile dagli altri popoli, poiché si scoprirono molto diversi da tutti gli altri. La loro indole ardente di passione, traboccante di orgoglio e dignità, li portò nel deserto del Tel-Sharath, oltre la catena dei grandi vulcani del sud.  Lì stanziarono la loro città-fortezza, oggi conosciuta come Thelgrandar-Keep divenendo nei secoli a venire, ambrati e possenti.

Agli Ultimi, gli Hyumai, non servì scegliere perché i più propensi all’adattamento: grande la loro capacità dialettica e di mediazione, tanto da portare il loro popolo a vivere nel centro del mondo, equidistante ad entrambe le civiltà. Sotto la guida dell’abate Vorannon fondarono allo stesso tempo Phyrexia ed loro Credo (link) a lui dedicato.

Dei popoli così divisi, per molti secoli, non vi fu molto da dover segnalare a livello mondiale. Tutti iniziarono costruendo le loro città, creando le proprie culture e governi, prosperando senza pensare a difese o eserciti: sebbene diviso, il mondo viveva una situazione di completa pace. Questo durò per quasi 180 anni, dopo i quali si scatenò la Prima Grande Guerra dei Popoli 

Correva l’anno 328 quando nacque una figura misteriosa tra gli Umani, un uomo potente e fascinoso destinato a compiere grandi gesta. Il suo nome era Xerath, ed apparve per la prima volta nella vita civile di Phyrexia nell’anno 362. Nonostante le sue origini umane, egli possedeva un’innata dote nella manipolazione dell’Essenza, di gran lunga superiore a quella di ogni uomo, quasi al pari di un Airys. Il suo carisma gli garantì nel giro di pochi mesi la guida delle Accademie di Magia di Phyrexia e non trascorse molto tempo prima che Xerath superasse ogni frontiera riuscendo a stringere forti amicizie anche con il popolo dei Juggern. Pochi anni più tardi, nel 365, le sue apparizioni pubbliche cominciarono a scemare, così come l’interesse stoico per le Accademie. In molti notarono un atteggiamento stralunato, quasi ossessivo; Il popolo iniziò a pensare che il Rettore delle Accademie si fosse ammalato; Qualcun altro sosteneva che egli fosse addirittura in contatto con Vorannon. Le dicerie sul Rettore non diminuirono affatto quando due anni dopo Xerath partì per un lungo viaggio verso Thelgrandar-Keep. Lì venne ospitato nei maestosi palazzi in arenaria a stretto contatto con il Re Jugger. Il Sovrano accolse con predilezione ed amicizia il mago, ospitandolo sotto il suo stesso tetto, come un ospite gradito e di massimo riguardo.

Nel corso dei mesi successivi al suo arrivo, la città del deserto era in fermento: le fucine ardevano di giorno e di notte e i grandi artigiani del popolo Jugger forgiavano le più formidabili armature, le leggendarie Juggerscid (link), che aderivano perfettamente alla pelle di chi l’indossava. I guerrieri che si distinsero in passato liberando le lande dalla violenza dei Draghi ed altre creature, ripresero duramente gli allenamenti, dando il via ad una forte economia di guerra. Ben presto Airysin e Umani presenti nella regione vennero estradati ed il regno dei Juggern si chiuse in sé stesso. L’anno seguente potenti macchine d’assedio vennero dispiegate lungo la piana desertica antistante i grandi vulcani del sud e maestose colonne di eserciti cominciarono la loro traversata nel deserto. Vi erano migliaia di Juggern in marcia, sì tanti che l’occhio perdeva il conto all’orizzonte. Impiegarono un anno per giungere lungo il confine con le Terre Verdi, dove montarono una distesa immensa di accampamenti. Era l’anno 369, l’anno della Grande Guerra. Ben presto quell’inspiegabile avanzata dell’esercito Juggern diventò nota a tutte le popolazioni di Ter-Valhol. I primi ad accorgersene furono le Legioni Esploratrici di Tolaria in missione nel deserto. Scorsero la colonna in testa all’esercito, guidata da Re Ederkar II e dai suoi tre Generali. Quando la voce giunse a Phyrexia e Camaguey, gli ambasciatori cercarono di aprire un tavolo diplomatico con i Juggern chiedendo spiegazioni su quell’assetto bellico, ma Ederkar II trattò con superiorità quei diplomatici tagliando le teste alle loro scorte armate: furono quelli i macabri cimeli da portare nelle Capitali come un forte messaggio di guerra.

La reazione fu scioccante ed i regni a nord dei vulcani precipitarono nel panico. Nessuno era pronto ad affrontare un esercito di circa 30.000 unità, che vantava tra le sue fila i più possenti guerrieri di Ter-Valhol. Umani ed Airysin strinsero un’improvvisata alleanza bellica, sebbene furono pochi gli uomini pronti a combattere. Camaguey costrinse chiunque fosse in grado di brandire un arco o una lama ad andare al fronte sotto la guida degli arcanisti delle Accademie e mentre gli eserciti alleati si radunarono nella piana di Phyrexia, l’imponente esercito di Thelgrandar-Keep riprese la marcia sconfinando nelle Terre Verdi. Nella sera del 15 Febryar dell’anno 369, gli eserciti si incontrarono dando luogo alla Ferfytwor.

Re Ederkar II, in testa al suo immenso esercito, galoppava con i suoi Generali su grosse viverne del deserto. I quattro ben presto si schierarono dietro la prima linea che contava più di 10.000 Juggern; estrassero le loro leggendarie Juggernesh (link) e quando il Re brandì il suo imponente spadone, la Man-o-Wor, un’abbagliante aura scaturì dalle armi esplodendo nel cielo stellato; Una cupola elettrostatica investì l’immenso esercito dei Juggern che si esaltò in un assordante urlo di guerra. A nord gli alleati diedero fuoco alla pece di cui erano imbevute le frecce ed una feroce pioggia infuocata si scagliò con violenza verso le mastodontiche creature di Thelgrandar-Keep dando inizio alla Ferfytwor. I Juggern, indifferenti alla potenza mortale delle frecce, partirono alla carica sulla prima linea degli alleati. Con una forza dirompente scaraventarono con facilità uomini ed airysin per aria, fronteggiando ben presto la seconda linea dei popoli alleati. A coloro che sopravvissero allo scontro con i Juggern, restarono impressi più di ogni altra cosa i loro occhi. I pochi che avevano visto in volto uno di loro, senza restarne uccisi, raccontarono che gli occhi tradizionalmente scuri dei Juggern erano ormai divenuti vitrei, magnetizzati, come privi di vita mentre massacravano senza alcuna pietà i loro nemici. A questo punto gli umani dalle retrovie iniziarono a recidere le corde che tiravano le catapulte focalizzando i proiettili sui Juggern in carica. Ma erano troppi, la morte non li spaventava ed intere colonne erano pronte a caricare non appena l’impatto delle prime linee scemava nella schermaglia. Molti umani fuggirono in rotta, impotenti dinnanzi a quell’impeto omicida. Fu allora che gli Airysin ricorsero all’Essenza. Un’immensa schiera di Maghi plasmò dal nulla dei colossi di pietra alti più di due metri, uomini fiammeggianti ed elementali energetici. La colonna di evocazioni partì alla carica contro i Juggern che ormai si dispiegavano tra le fila degli alleati e gli arcieri avanzarono per estendere la portata micidiale delle loro frecce. I cadaveri presero ad ammassarsi copiosi l’uno sull’altro ma ben presto la prima colonna di Juggern fu ricacciata indietro. Con l’ausilio delle evocazioni gli alleati riguadagnarono il terreno iniziale.

L’impeto della battaglia fu improvvisamente rotto dal suono assordante di un corno Juggered, la prima linea di Thelgrandar-Keep si arrestò e gli alleati si fermarono speranzosi. Un misterioso silenzio aleggiò sul campo di battaglia quando Re Ederkar II scese dalla sua viverna e conficcò con veemenza la Man-o-Wor nel terreno. Presto i Generali imitarono quel gesto con le loro Juggernesh ed una forte scossa si percepì propagarsi nel suolo fino a raggiungere gli schieramenti avversari. I colossi di pietra esplosero in migliaia di particelle, gli uomini fiammeggianti si spensero lasciando ardente cenere sull’erba cremisi della morte e gli elementali d’energia si dissiparono nell’aria. Un forte brivido di puro terrore si irradiò lungo le schiene degli Airysin: la guerra sembrava volgere al termine. Una figura esile ed incappucciata fu allora vista avvicinarsi ad Ederkar e scoprire il volto mostrando un ghigno soprannaturale. Pronunciò parole inudibili alla guida dei Juggern e mentre parlava, la sua lingua sembrava formare movimenti irregolari, come se fosse estranea al suo corpo. Il Re risuonò ancora l’assordante corno Juggered e la seconda colonna di Thelgrandar-Keep riprese la sua carica sterminatrice sullo schieramento degli alleati, che colto dalla sorpresa delle Juggernesh, adesso aveva solo arcieri indifesi in prima linea.

 L’esito della guerra sembrava ormai pendere senza dubbio alcuno a favore dei Juggern, quando gli esponenti del Concilio Interno Airysed, con le speranze allo stremo, scelsero una pericolosa strategia per cambiare le sorti di Ter-Valhol. I quattro capostipiti estrassero da alcuni contenitori custoditi gelosamente un globo per ciascuno, i Fyrake, e nella fretta della morte che avanza li unirono in un sol globo. Un potente fulmine squarciò il cielo cedendo il passo ad un tuono sì forte che sbatté al suolo tutti gli esseri viventi schierati al fronte. Un forte odore di azoto si disperse nell’aria bruciata e copiose scosse elettriche dipingevano percorsi serpentini ardendo chiunque toccassero per poi congiungersi tutte in un unico punto; d’improvviso prese forma uno spirito gigantesco che si estendeva in lunghezza fino alle nuvole. Mentre quell’immensa creatura cominciava a mietere vittime in ogni schieramento, un impetuoso terremoto prese a fracassare il suolo aprendo squarci in più punti dai quali una fetida fanghiglia avanzava inglobando qualsiasi cosa gli venisse a contatto; A questa seguì l’autocombustione. Sempre più soldati cominciarono a bruciare dal nulla mentre altri giurarono di vedere una lingua di fuoco vagare tra gli eserciti mietendo le sue vittime. Infine una pioggia torrenziale si abbatté sulla parte meridionale delle Terre Verdi oscurandone la vita. Gli eserciti erano caduti nel panico, in migliaia cadevano esamini sotto la potenza dissennata di quegli spiriti che mietevano vittime senza alcun controllo.

Solo quell’esile figura incappucciata dello schieramento Juggern, destreggiandosi in maniera innaturale tra le vittime, sembrava godere di quell’apocalisse. Alcuni superstiti giurarono di averlo visto strappare le anime dai Juggern caduti attraverso uno strano anello; Ma prima che qualcuno riuscisse a fermarlo, venne sollevato a mezz’aria da una forza misteriosa, la bocca gli si aprì con forza e dalla sua lingua iniziò a sgorgare sangue, mentre si staccava dal suo corpo. Quando la lingua ricadde al suolo, quegli spiriti apocalittici dissiparono, lasciando lo scenario di battaglia in una vasta distesa di fanghiglia paludosa. Gli eserciti di entrambi gli schieramenti erano ormai in rotta e quella figura incappucciata, solo tra i corpi di 50.000 morti strappò freneticamente qualcosa dalle mani dei caduti prima di sparire nel nulla in un bagliore incandescente. Solo la sua tunica rimase a ricoprire il corpo esanime di un Jugger. Quando la calma della natura ritracciò quegli attimi, non vi erano più i due schieramenti. Juggern, Airysin ed Umani erano ovunque, soli e smarriti: la paura aveva preso, negli animi di tutti, il posto della violenza.

Ennon Nekto era a pochi passi da Re Ederkar II. I due si guardarono a lungo, entrambi ricoperti di sangue. Il capostipite Airysed cercava disperatamente una tregua nello sguardo vitreo del Jugger. Ederkar II avanzò deciso verso il suo nemico, sollevandolo facilmente per il collo, pronto a sacrificare l’ultima vita in quella grande battaglia. Ma il suo sguardo cambiò di nuovo e divenne improvvisamente grigio e spento, mentre si specchiava in quello terrorizzato di Nekto. Il Re Jugger senza dire una parola, ma quasi estraneo a sè stesso, lasciò ricadere il mago al suolo, radunò con il suono del suo corno gli eserciti e li guidò nell’ultima marcia verso il deserto.